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Viaggio nel silenzio – Giornate formative a Monte Sole

UMANO, TROPPO UMANO – Le giornate formative a Monte Sole

di Maria Gomiero (V C)

foto di Maddalena Cibien (V C)

Il fruscio delle foglie autunnali che volteggiano nel vento è l’unico rumore che si può sentire. A Monte Sole domina il silenzio. Il silenzio di villaggi brutalmente devastati. Il silenzio della morte che dimora tra quei ruderi. Il silenzio delle pietre che rimangono ancora lì, forse in eterno. Il silenzio del sangue che le macchiava, lavato dalla pioggia. Il silenzio di Dio. Un silenzio assoluto. Riverbera nell’animo di chi ne fa esperienza. Si riflette nel cielo, così azzurro e così zitto, così chiaro e così cieco, costante e indifferente. Guardando i raggi che filtrano tra le fronde, sembra assurdo pensare che, proprio lì, 75 anni fa, ha avuto luogo il più grande massacro di civili del fronte occidentale, a opera delle SS. Sotto lo stesso cielo tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 furono uccise circa 800 persone tra donne, bambini e anziani. Negli stessi boschi siamo andati noi, ragazzi della quinta liceo, per toccare con mano quei posti, quei taciti testimoni. Dall’8 al 10 novembre, durante le giornate formative, ci siamo calati nella dimensione più concreta della storia. Abbiamo sentito dal vivo quanto sia pieno e straziante quel silenzio. Tanto più straziante, quanto più insensato. Tanto più fragoroso, quanto più privo di risposte. Le pallottole tedesche non  hanno forato solo le croci in ferro nel cimitero di Casaglia. Qualcosa si è aperto anche in noi. Abbiamo lasciato che questo silenzio ci pervadesse, cercasse il suo posto in noi, ci suscitasse nuove e abissali domande. Sull’onda di questo silenzio abbiamo vissuto la testimonianza di Ferruccio Laffi, uno dei pochissimi superstiti, e la visita ai luoghi della memoria. E così, pian piano, accompagnati dai nostri professori e guidati dalla nostra sensibilità personale, abbiamo iniziato a elaborare questo silenzio. Non saprei come meglio descrivere la consapevolezza che ha preso forma in noi, o almeno in me, se non con queste parole di Simone Weil: il male inflitto dall’esterno a un uomo acuisce il desiderio del bene e suscita automaticamente la possibilità di porre rimedio (L’uomo e il sacro). Da qui è iniziato un nuovo viaggio, non destinato a dare risposte, ma più che altro a proporre delle ipotesi, degli spunti su cui poter porre delle basi. Abbiamo quindi approfondito l’evoluzione storica della zona, la delicata presenza orante della comunità monastica della Piccola Famiglia dell’Annunziata, il ruolo della Scuola della Pace, il valore della Costituzione Italiana, anche come guida alle sfide del presente, al rapporto con altre culture, in particolare con quella islamica. Non solo silenzio dunque, ma anche riflessioni, discussioni e commozioni. E poi pranzi, cene, canti, giochi e tutto ciò che, come si può immaginare, accompagna una qualsiasi uscita extra-scolastica. Ma queste parole, le nostre risate addirittura, non offendono, non sviliscono, non depotenziano il silenzio che ammanta Monte Sole, anzi. Lo vivificano. Gli danno quel contraddittorio senso che è proprio della vita vissuta, della realtà nella sua interezza. Le parole acquistano peso in relazione al valore del silenzio che le circonda, e questo “silenzio si impone e chiede di essere trasmesso” (Elie Wisel, Al sorgere delle Stelle).